<1896-1956> Nato a Ferrara l’11 maggio 1896, trascorse l’infanzia nell’ambiente isolato e cattolico della nobiltà di provincia, ricevendo la sua prima formazione da precettori privati e dedicandosi presto anche al disegno e alla pittura. In questi anni fu strettissimo il rapporto con la sorella maggiore Ernesta, che iniziò a chiamarlo de Pisis in riferimento all’antenato di origini pisane Filippo Tibertelli. È già con questo pseudonimo che Luigi si firmò in un suo primo zibaldone privato, dove trovarono spazio le precoci passioni per le scienze naturali e soprattutto per la letteratura, in particolare nei confronti di Giacomo Leopardi e Giovanni Pascoli. Appena adolescente, allestì con cura un suo studiolo personale negli ambienti di palazzo Calcagnini, dove la famiglia si era trasferita nel 1904 ospitata dal conte Giovanni Grosoli Pironi. Fu anche grazie al supporto di questo influente amico che il ragazzo entrò presto attivamente in contatto con l’ambiente degli studi di storia ed erudizione locale. Diplomato nel 1915 fu riformato per nevrastenia ed esonerato così dal servizio militare, s’iscrisse quindi alla facoltà di lettere a Bologna. Qui conobbe Giovanni Cavicchioli e Giuseppe Raimondi, incontrando per la prima volta anche Giorgio Morandi. Entrò presto in contatto con la stampa locale, pubblicando articoli di arte antica e prose letterarie. Negli anni della guerra si legò ad Alberto Savinio e soprattutto a Giorgio De Chirico, entrambi di stanza a Ferrara, dove poco più avanti sarebbe arrivato anche Carlo Carrà. In questi anni il confronto di de Pisis con la pittura avvenne soprattutto a livello teorico, attraverso la pubblicazione di alcuni articoli. Nel 1920 si laureò e si trasferì a Roma dove si inserì presto nell’eterogeneo mondo dei caffè e dei salotti intellettuali della città. Iniziò una stagione proficua di pittura. Nel 1925 si recò per la prima volta a Parigi, dove entrò in contatto soprattutto con l’ambiente degli artisti russi e italiani, avvicinandosi in particolare al poeta Marino Moretti. Negli anni ‘20 espone attivamente le sue opere e partecipa nel 1926 alla Biennale di Venezia. Tornato nel frattempo in Francia, iniziò a lavorare come conferenziere e corrispondente per molte testate italiane, in coincidenza anche con il crescente successo dei propri dipinti, esposti in primavera alla galleria Au Sacre du Printemps, con presentazione di De Chirico, e poi all’Université Mercereau. Si trattò di un momento particolarmente felice, culminato con il trasferimento nel vecchio studio di De Chirico in rue Bonaparte. Alla fine del decennio si avvicinò sempre di più anche agli italiani dell’École de Paris, con cui avrebbe esposto frequentemente in Francia e in Italia. Negli ultimi mesi del 1928 Waldemar George, tra i maggiori sostenitori de Les italiens, curò la prima monografia dell’artista, sottolineando soprattutto la ricchezza cromatica dei suoi lavori. Gli anni Trenta avrebbero segnato la sua definitiva affermazione in Italia e in Francia, accompagnata dalla costante partecipazione a collettive d’arte italiana allestite in tutta Europa e anche negli Stati Uniti. Nella primavera del 1935, dopo una prima breve visita risalente a due anni prima, de Pisis soggiornò per alcuni mesi a Londra. Poco prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, nell’estate del 1939 de Pisis lasciò Parigi, stabilendosi a Milano, malgrado le prime avvisaglie della guerra e alcune accuse legate alla sua omosessualità, potenzialmente molto pericolose negli anni di regime, quello del ritorno in Italia fu soprattutto un momento di serenità e crescente successo. Negli anni successivi allestì numerose personali in tutta Italia, riscuotendo ampi consensi critici. Nell’agosto del 1943 l’appartamento a Milano fu colpito dai bombardamenti e de Pisis si trasferì a Venezia, nell’ambiente della Laguna, i suoi lavori conobbero un successo di vendite senza precedenti. Dopo la fine del conflitto l’artista rimase a Venezia, in questi anni si accentuò anche nell’immaginario comune l’accattivante figura del ‘personaggio de Pisis’, dall’abbigliamento stravagante e con l’inseparabile pappagallo Cocò sulla spalla. Nel mutato panorama culturale del dopoguerra, però, il sostanziale disimpegno politico della sua pittura, del tutto estranea alla discussione intorno al neorealismo, fu anche al centro di alcune polemiche da parte della critica vicina al PCI. Alla fine del 1947 l’artista partì per Parigi, dove ritrovò gli amici artisti, in seguito a un peggioramento delle proprie condizioni fisiche, fu però costretto a rientrare in Italia dove gli fu diagnosticata una grave forma di arteriosclerosi. Mentre la malattia peggiorava vennero pubblicati vari studi a lui dedicati. Morì a Milano, nella casa del fratello Francesco, la mattina del 2 aprile 1956. Cfr.: DBI, vol. 95, Roma. 1995, pp. 619-624.

Data di nascita
1896
Data di morte
1956
Voci di rinvio
Tibertelli, Luigi Filippo
De Pisis, Luigi Filippo
Tibertelli de Pisis, Luigi Filippo
Segno di possesso: Note di possesso

FA - G 033 004 076, sul frontespizio: L'a. offre e sarò grato I di un giudizio I F. de Pisis

Biblioteca di appartenenza

FA - Biblioteca comunale Manfrediana

Numero seriale: 3219 Autore: IA