<1575- 1627> Nacque nel 1575 a Genova da famiglia nobile, come lo zio Matteo, arcivescovo di Genova dal 1596, fu avviato alla carriera ecclesiastica: si laureò in diritto civile e canonico a Genova ed entrò nel capitolo dei canonici della cattedrale di S. Lorenzo. Avuti contrasti con il successore sulla cattedra della Dominante, Orazio Spinola, si recò a Roma agli inizi del pontificato di Paolo V (eletto il 16 maggio 1605): e qui fu introdotto nella famiglia del cardinal nipote Scipione Caffarelli Borghese. Ebbe presto occasione di mettersi in evidenza presso il pontefice grazie alle sue qualità di accorto mediatore. La sua carriera se ne giovò prontamente: attivo nella Segnatura di Grazia fra il 1605 e il 1606, alla fine del 1608 assunse le funzioni di uditore del cardinale Borghese, il 10 dicembre dello stesso anno, Rivarola fu quindi scelto da Paolo V come vescovo di Aleria, in Corsica. Egli non risiedette, tuttavia, nella sua diocesi, né si concentrò mai sugli impegni pastorali. Assunto l’incarico di sovrintendente dei negozi di casa Borghese, passò infatti, il 30 marzo 1609, all’arcidiocesi in partibus di Nazareth. Ebbe infine, accelerando i tempi della sua carriera, un incarico diplomatico di alto profilo: una nunziatura straordinaria presso il re di Francia Enrico IV. L’occasione era data dalla controversia per la successione ai titoli ducali di Jülich, Kleve e Berg (nella Renania settentrionale). La Curia romana aveva preso allora l’iniziativa, allo scopo di mantenere la pace tra Francia e Spagna e di vedere i ducati assegnati a un principe cattolico. Rivarola sembrava essere l’uomo giusto per la missione: non nascondeva le sue posizioni filofrancesi ed era stato in quella stessa primavera candidato per il posto di vicelegato di Avignone. Gli fu consegnata un’istruzione in data 25 aprile 1610. Suo compito principale era quello di chiedere al re che si astenesse dal muovere una nuova guerra convincendolo che gli Asburgo non volevano affatto impadronirsi dei ducati, ma solo stabilire per via giudiziaria chi fosse il titolare della successione. Rivarola giunse a Parigi il 20 maggio. Trovò uno scenario completamente mutato per l’omicidio del re compiuto da François Ravaillac pochi giorni prima (14 maggio 1610). Rivarola, in effetti, si affiancò al nunzio ordinario per qualche mese. Gli interventi di Rivarola non si limitarono al campo politico-diplomatico. Alla metà di luglio del 1610, egli patrocinò l’operato dei gesuiti a Costantinopoli, dove nel 1609 avevano intrapreso attività missionarie e aperto una scuola, suscitando l’opposizione dell’ambasciatore veneziano Simone Contarini. Rimase in Francia fino alla fine di agosto del 1610. Rientrando in Italia, portò con sé testi francesi da sottoporre all’attenzione dei censori romani. Una volta a Roma, Rivarola si allontanò dai temi della politica interstatuale e dei conflitti dinastici di respiro europeo. Fu dapprima incaricato di dirimere i contrasti di confine fra Rieti e Cantalice. Quindi, ottenne la promozione cardinalizia nel concistoro del 17 agosto 1611 (con il titolo di S. Martino ai Monti). Preso alloggio all’interno dei Palazzi apostolici, dopo aver occasionalmente partecipato ai lavori della congregazione concistoriale e di quella per i vescovi e i regolari, diventò protettore dell’Ordine dei basiliani nel gennaio successivo. Non si trattenne tuttavia a lungo nei compiti di governo della Chiesa. Tornò invece presto alla politica temporale e in particolare all’amministrazione dei domini pontifici con la carica di legato di Romagna, conferitagli il 4 giugno 1612; nel successivo agosto, egli fu altresì nominato sovrintendente della bonifica delle province di Bologna, Ferrara e Romagna. Appena giunto nel capoluogo della legazione, Ravenna, Rivarola intraprese un’estesa ispezione dei luoghi sottoposti alla sua autorità, cui aggiunse in dicembre una «visita secreta delle acque». Gli interventi di regimazione idraulica trovarono subito cospicue difficoltà: ostacolavano infatti i progetti di Rivarola molti attori politici sul territorio. Nondimeno, egli riuscì a portare a termine nuove opere: il cavo della Bastia, detto poi anche cavo della Bonificazione, che cambiò corso al canale Zaniolo, la risistemazione dei corsi d’acqua fra Imola, Conselice e Massa Lombarda, la riapertura delle bocche della Sammartina, poiché le acque del Reno che vi confluivano finivano per rimanere stagnanti, danneggiando i terreni agricoli. Si interessò anche alla diversione del fiume Lamone, per la quale si servì dell’architetto Domenico Castelli. L’incarico di legato gli fu riconfermato per due volte, fino al 1621. Dal 1617 egli era anche formalmente protettore di quattro città romagnole (Cesena, Imola, Forlì e Ravenna). Come dimostra il suo copialettere relativo al 1618, molti erano i suoi campi di attività: la regolazione degli approvvigionamenti cerealicoli, la vigilanza sul corso delle monete, la concessione delle licenze di commercio delle derrate alimentari, la giustizia penale, il controllo dell’operato degli ufficiali pontifici sul territorio, il contrasto del banditismo. Rivarola intervenne anche in altri campi: elesse e nominò nuovi membri del Magistrato dei Savi e del consiglio municipale di Ravenna; emanò due decreti, il 20 e il 26 febbraio 1617, con norme per eleggere i rappresentanti del ‘popolo’, cioè dei non aristocratici, fra i Savi. Riorganizzò la presenza dei procuratori nel suo tribunale, emanando, il 21 maggio 1621, le nuove Costituzioni del Collegio dei Procuratori della Curia generale di Romagna. In virtù di questa norma, solo gli avvocati iscritti al Collegio potevano comparire dinanzi ai giusdicenti del legato di Romagna. Più tenue, considerato il numero di anni rimasto in carica, il suo ruolo nella promozione di opere urbanistiche e delle infrastrutture: gli si devono certamente il fronte monumentale della fontana della piazza di Faenza e il restauro di porta S. Mamante a Ravenna. Riuscì ad avviare alla carriera ecclesiastica un nipote, Ottavio, ma uscì sostanzialmente di scena con le successioni al soglio pontificio avvenute fra il 1621 e il 1623. Gregorio XV lo sostituì come legato di Romagna nel 1621: l’anno seguente, Rivarola assunse la protezione dei camaldolesi e nel 1623 diventò membro della Segnatura di Grazia; Urbano VIII, con il quale pure Rivarola aveva avuto dimestichezza sin dai suoi esordi fra il personale di governo, non gli aprì la strada a nuovi impieghi di rilievo. Negli ultimi anni di vita trascorse dei periodi a Genova: vi si trovava da circa sei mesi alla fine del 1626, quando cadde malato. Tornato a Roma, vi morì il 3 gennaio 1627. Cfr. : DBI, 87, Roma, 2016, pp. 697-701.

Data di nascita
1575
Data di morte
1627
Segno di possesso: Timbri

FA - CINQ Z.N. 011 004 008, sul frontespizio timbro ovale ad inchiostro scuro 30x20 mm, stemma del cardinale Rivarola con leone e aquila intorno la scritta: DOM. RIVAROLA. PROTH. G. S. T. CAST. E. ROM.

Biblioteca di appartenenza

FA - Biblioteca comunale Manfrediana

Numero seriale: 3226 Autore: IA